Come prevedibile, i conti pubblici hanno subito un colpo non indifferente dal salvataggio delle banche venete (Popolare di Vicenza e Veneto Banca) confluite in Intesa San Paolo. Sale, quindi, a 6,3 miliardi il conto del salvataggio banche, incluso il ricalcolo della ricapitalizzazione e il ristoro degli azionisti subordinati di Monte dei Paschi di Siena.
Dagli aggiornamenti ancora non definitivi dell’ ISTAT il risultato complessivo dei conti pubblici è in miglioramento rispetto al 2016, ma il valore è comunque superiore alle indicazioni contenute nel Def, che prevedevano il 2,1% del Pil. Il rapporto deficit Pil nel 2017 è infatti pari al 2,3% (in rialzo rispetto alle previsioni dell’1,9%), ma inferiore al 2,5% del 2016.
Anche il debito pubblico segue il trend: 2.263 miliardi (131,8% del Pil) nel 2017, in peggioramento rispetto alla precedente stima (con un rapporto previsto del 131,5%), ma comunque in calo rispetto al 132% del 2016.
In breve: sonora bocciatura dell’Eurostat, l’Ufficio Statistico dell’Unione Europea.
Nonostante tutti questi sforzi e i conseguenti sacrifici richiesti ai contribuenti italiani, i servizi delle banche peggiorano.
Tra crack, fusioni e salvataggi, negli ultimi anni sono letteralmente spariti oltre 5.000 sportelli bancari. Il costo umano dei tagli bancari è stato di oltre 4.500 dipendenti l’anno (da 340.000 del 2008 si è passati ai 290.000 attuali), con 44 banche scomparse negli ultimi due anni.
Oltre il danno la beffa: nei piccoli centri montani o “marginali” del Bel Paese è sempre più difficile trovare una banca, al massimo qualche “filiale leggera”, funzionante un paio di giorni a settimana. Il paradosso è che questi “cittadini di serie B”, stante le normative sempre più stringenti sulla trasparenza delle transazioni che tendono a limitare il più possibile l’uso del contante, hanno comunque necessità di un conto corrente, soprattutto se gestiscono anche piccole attività commerciali.
Mentre si contano danni e disservizi, sale la nostalgia di un vecchio classico: i soldi sotto il materasso.
A cura di: Studio Spinapolice & Partners