“La fede è, tutto sommato, un salto nel buio.”
Quale sia stato questo salto per Suor Stella lo troviamo indicato nella sua autobiografia “Diversamente suora”, edita da Luoghi Interiori, con la prefazione di Osvaldo Bevilacqua.
Un libro che ha la forza di un testo di catechesi che, attraverso il racconto della propria esistenza, testimonia il lavoro compiuto su se stessa per vincere le proprie debolezze umane e smussare, nel tempo, quei sentimenti che potevano ostacolarla nella missione del suo agire terreno ovunque sia stata chiamata.
Nata da famiglia cattolica nel villaggio abitato da cattolici, musulmani e ortodossi, di Crniče, “arroccato sul fianco di un monte che fa parte del massiccio Kamešnica, lo spartiacque tra la Bosnia e la Dalmazia” a tre chilometri da Bugojno, sulle rive del Vrbas, suor Stella, nata Nevenka Okadar, non appena presi i voti si vede trasferita a Roma. Qui avrebbe cominciato prestando una lunga opera di volontariato nelle carceri romane, un’esperienza interessantissima da leggere per i ritratti e le riflessioni sulla natura umana che ne emergono, esempio di un cammino ricco di aperture umane verso anche i peggiori assassini, quindi come insegnante nell’Istituto Scolastico delle Suore Francescane di Cristo Re di via dei Colli della Farnesina a Roma, dove si trova tutt’ora, per poi culminare nel corso dell’ultima guerra nella sua terra, la Bosnia. Guerra che nel suo libro suor Stella racconterà fin da quando, ricevuta la notizia che la madre era in fin di vita, si precipita a Crniče, percependo subito nell’aria, tra la sua gente, i venti di violenza che si stavano preparando.
All’inizio cattolici, ortodossi e musulmani si riunivano tutti insieme per pregare, ecumenicamente, nella piazza del paese, racconta, poi i serbi picchiarono il pope ortodosso minacciandolo di ucciderlo se avesse continuato. Da quel momento, per la paura, non venne più a pregare, seguito un po’ alla volta da tutti gli altri fedeli ortodossi. La guerra vedrà impegnata suor Stella con l’Associazione italo-croata di Roma, fondata per aiutare i bisognosi croati e bosniaci, nella raccolta di aiuti umanitari. Sua l’idea di provvedere ai bambini di quelle terre con i contributi dei bambini italiani. Il suo giro per tutte le scuole della capitale, dove ogni bambino dava qualcosa dei propri risparmi, avrebbe contribuito a raccogliere ben dieci milioni di lire. Infine la partecipazione alla trasmissione “L’istruttoria” di Ferrara, in cui sostenne fermamente la tesi, subito contestatissima, che le donne bosniache stuprate dai serbi non dovevano abortire. “Siccome sostenevo che non fosse necessario che le donne stuprate abortissero, sebbene lo avessi pensato all’inizio degli avvenimenti drammatici, le femministe con cui eravamo collegati hanno iniziato ad attaccarmi. Le loro parole nei miei confronti equivalevano a una vera e propria sassaiola, una lapidazione. Non le giudico né le condanno perché avevano un altro criterio di valutazione di quei tristi eventi. Ma io ritenevo non andasse aggiunto male al male, perché uccidendo il frutto della violenza le donne non avrebbero superato il trauma, anzi ne avrebbero aggiunto un altro”.
Poi la fine della guerra, il lento passaggio ai nostri giorni, la chiamata in tv nella trasmissione di cucina “La prova del cuoco” che riservava dieci minuti a “Cosa passa il convento”. Suor Stella pensava all’impegno di una volta, invece è andato avanti per tre anni, pur non essendo lei una cuoca, ma – mandata dalla Madre Superiora – mettendoci la sua volontà e voglia di imparare, così diventando, suo malgrado, famosa.
In tutta la sua autobiografia i fatti raccontati non sono mai fini a se stessi, ma offrono al lettore occasione di riflessioni profonde, così da far assurgere davvero “Diversamente suora” a un testo alla cui fonte si può abbeverare anche un non credente. Perché il libro ci parla di vita e apre a domande in cui ciascuno di noi cerca le risposte più giuste per come affrontare questa vita, le continue prove a cui essa ci sottopone. Suor Stella le trova in Dio. Quel Dio al quale offre se stessa, compreso il dolore di quel male incurabile che la sta attraversando e che un giorno, per una banale caduta, ha scoperto dentro di sé, dando così un’altra risposta a un altro “Perché, Signore? Perché a me?”. “La differenza tra il ‘prima’ e il ‘dopo’ della mia malattia sta nel modo di vivere il mio oggi. Mentre prima facevo progetti a lunga scadenza e soffrivo molto se qualcosa si frapponeva alla loro realizzazione, ora accolgo dalle mani del Padre ogni singolo giorno come un dono prezioso da vivere al massimo e dove non deve mai mancare la gioia”.
I proventi della vendita di questo libro vanno alla Associazione ONLUS “So.Spe”. Il resto per il restauro di una chiesa in Istria.
A cura di: Studio Spinapolice & Partners