Non si sa bene come guardarle, le serie tv.
Nel senso che, oltre lo sbraco spensierato e l'assunzione automatica, non abbiamo strumenti critici che ci guidino in una loro lettura non superficiale.
Il fatto che a prima vista possano sembrare solo evoluzioni di un qualcosa preesistente non ha certo aiutato ad aprire dibattiti e ricerche sulle peculiarità esclusive delle serie tv, nel panorama delle opere narrative. Siamo sfortunati, rispetto ai nostri bisnonni. Al loro tempo, la nascita e lo sviluppo del cinema furono supportate da una profonda riflessione critica ed estetica.
In attesa che qualcosa del genere accada anche per le serie tv, cerchiamo almeno di sgombrare l'affollatissimo campo da qualche equivoco che rischia di portare fuori strada lo spettatore neofita. Se non abbiamo una definizione esatta di cosa sia effettivamente una serie tv, possiamo almeno stabilire cosa una serie tv non sia, a dispetto delle apparenze. Dunque:
1. Non è un film lungo
Più o meno come un tema musicale non è una sinfonia. Usano lo stesso linguaggio fatto di immagini e suoni, però... Intanto, non si guarda una serie come si vede un film. I ritmi della narrazione sono molto diversi e non è richiesto lo stesso tipo di attenzione. Puoi non capire un film perché perdi una scena o addirittura un'inquadratura. Con le serie questo non accade. Puoi sempre recuperare. Ma soprattutto di film, in una serie ben fatta, ce ne sono dentro diversi. Uno dopo l'altro o intrecciati tra di loro, in rapporto di analogia o contrasto tra di loro, a comporre un'opera più vasta. C'è una trama in ogni puntata e c'è una trama di serie. Esattamente come in un romanzo possono esserci più racconti. È vero che anche un film può avere molte sottostorie, ma in una serie le vicende parallele sono molto più sviluppate e i personaggi secondari sono tratteggiati con maggiore cura.
Insomma il materiale narrativo, in una serie, è generalmente più vasto.
2. Non è uno sceneggiato televisivo
Lo sceneggiato nasce per divulgare opere letterarie o raccontare fatti e personaggi storici alla grande platea dei telespettatori di una tv generalista. Parla a gente che ha appena finito di vedere il tg e si è sbracata sul divano. La serie tv ha un intento spettacolare tutto suo. Parla a utenti che si muovono a piacimento, senza regole di orario, tra tv e computer. Spettatori volubili. Una scena moscia e ti stoppano. Così, se nel primo caso l'obiettivo principale è la fedeltà ai testi e ai fatti, nel secondo la condizione essenziale è riuscire a catturare l'attenzione. Nessuno si sognerebbe mai di valutare la spettacolarità di uno sceneggiato. Al contrario, in una serie il livello di spettacolarità è tra i primi criteri di scelta dello spettatore.
3. Non è d’Autore
Una serie tv è un'opera collettiva. È un prodotto di un'industria che tende al profitto. Non vuole rappresentare il punto di vista di un autore. Beninteso, anche il film lo è, però la "politique des auteurs" e le logiche produttive hanno innalzato il ruolo del regista fino a farne il deus ex machina dell'opera filmica. Così, si "vende" il film come opera di un autore (il regista) che vi esprime la sua visione del mondo. Al contrario, nelle serie tv i nomi dei registi (ce ne sono diversi a seconda degli episodi) sono scritti in piccolo e l'autore principale rimane l'ideatore, lo scrittore che ha creato trama principale e personaggi. Ne deriva che nessuna serie tv può essere vista come l'espressione di un artista vero o presunto.
4. Non è per famiglie
Una serie tv cerca di conquistare lo spettatore singolo. È lui che deve cliccare sull'icona del servizio on demand o streaming, i canali su cui è diffusa. Non intende riunire una famiglia davanti a un televisore in una certa data e a una certa ora. La differenza è sostanziale. Una serie tv vive da sola. La scegli e la vedi. È una scelta del singolo spettatore. Dunque è al singolo spettatore che si rivolge. Non deve "mediare" tra le preferenze dei diversi componenti di una famiglia. Non deve aspirare ad essere "per tutti". Può essere, ad esempio, smaccatamente giovanilistica o esclusivamente maschile. Può essere molto divisiva.
5. Non è di “serie B”
Nulla a che vedere con la produzione seriale di film di genere a basso costo e a scopo puramente commerciale degli anni cinquanta e sessanta. Oggi le serie tv hanno budget medi di tutto rispetto. Non mancano i kolossal. Il livello tecnico e artistico è mediamente alto. Ovviamente ci sono serie più ricche di soldi e talenti rispetto ad altre, ma non si ha quasi mai l'impressione di vedere un lavoro sciatto o mal confezionato.
6. Non è di “distrazione di massa.”
Il fatto di tenere incollati agli schermi per ore ed ore gli spettatori, non fa delle serie tv un modo per alienare la gente dal mondo in cui vive. La loro materia prima è per forza di cose strettamente legata alla vita di chi la segue. Pena il falllimento. Le realtà raccontate devono convincere ed essere riconoscibili, socialmente o psicologicamente. Anche politicamente. Tanto per dire, chi ha seguito "House of cards" immaginando nei vari ruoli alcuni dei protagonisti della scena politica italiana del momento, non ha certo capito i protagonisti dell'attuale scena politica meno di coloro che hanno seguito tutta la campagna elettorale sui social o nei talk show.
7. Non è per sempre
Anche il più cieco dei consumatori abituali sa che la sua serie preferita avrà una fine. Non è una telenovela o una soap opera che aspira a entrare nella sua vita accompagnandola per un bel pezzo. Qui parliamo di tempi ben più stretti. Per quanto ampio l'arco narrativo possa essere, per quanto il successo possa aumentare le stagioni di una serie, la storia finirà, in un modo o nell'altro, nell'arco di poche stagioni. Lo si sa fin dall'inizio. Dall'altra parte, la natura dei mezzi di diffusione e la grande concorrenza rendono possibile seguire una serie nei tempi preferiti. O di abbandonarla per sempre, se non piace.
8. Non è un fenomeno passeggero
Il boom produttivo che si sta verificando risponde a una richiesta crescente. L'aumento degli spettatori è costante e regolare. Prima all'interno delle programmazioni tv, poi in dvd o in streaming. Ormai le serie tv non sono più inquadrate in un palinsesto televisivo, ma vivono di vita propria, al di là del mezzo di diffusione attraverso cui raggiungono il pubblico. E il pubblico le ama, sempre di più. Non potranno essere scalzate da altre forme di intrattenimento televisivo. Semplicemente perché non ne fanno più parte.
9. Non è un vizio
Per alcuni seguire le serie tv può avere i connotati della compulsione. Tuttavia immergersi in una storia fino a familiarizzare, empatizzando, coi suoi personaggi, richiede presenza e partecipazione. Atteggiamento vigile, concentrazione sull'intreccio, occhi sui protagonisti. Bisogna tenere accese le facoltà mentali, oltre che il cuore. E allenare l'intelletto attraverso le emozioni rientra nelle buone abitudini.
10. Non è la realtà
Questo va detto a chi ci si tuffa a capofitto; a chi vi smarrisce il senso critico; a chi elèva il mondo immaginario delle serie a suo habitat; a chi fa sconfinare i personaggi dallo schermo al proprio quotidiano. Capita. Una sorta di effetto "Grande Fratello" è tra i rischi da calcolare, quando una serie cattura molto l'attenzione. E il guaio è che ci si diverte anche, a farsi accompagnare dai questi amici virtuali nella vita di tutti i giorni. Però è un rischio, appunto, non solo per la propria salute mentale. Anche per l'estetica. Perché a volte, a guardarle con occhio distaccato e spirito critico, alcune serie tv sono veramente belle.
A cura di: Studio Spinapolice & Partners
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