Pensare di applicare la blockchain ai temi della salute è certamente affascinante e apre nuovi orizzonti di utilità concreta nella vita quotidiana delle persone.
Questa tecnologia rivoluzionaria, spesso erroneamente abbinata soltanto alle criptovalute ed in particolare al bitcoin, permette, infatti, di conservare e condividere dati all’interno di un network di computer variamente distribuiti (community) anziché in un unico provider.
I dati immessi in questo network, quindi, sono condivisibili in tempo reale da tutti i soggetti (nodi) della rete stessa. Poiché ogni nodo vede, controlla e approva ogni dato inserito, la tracciabilità e immodificabilità di quanto entrato a far parte della catena (chain, appunto) sono automaticamente garantite.
Verificare l’identità digitale di un paziente, tenere un archivio sempre aggiornato delle prescrizioni mediche e farmacologiche, ed anche condividere le sperimentazioni cliniche, i dati raccolti dai dispositivi medici, ecc. con la blockchain è non solo possibile, ma facilmente realizzabile.
Interessante, in tal senso, l’iniziativa di Cittadinanzattiva in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità e McCann Health, che hanno già realizzato un primo evento con Wired per approfondire i temi di applicazione della rivoluzionaria tecnologia del futuro ai temi della salute.
In tale occasione il presidente dell’I.S.S. Walter Ricciardi e il direttore del Centro per la salute globale dello stesso I.S.S. Stefano Vella hanno annunciato l’importante decisione di applicare la blockchain alla piattaforma dell’Istituto sulle epatiti virali. Ogni epatologo ed infettivologo, dunque, disporrà di un patrimonio immenso di dati di ricerca clinica con oltre 10 mila pazienti e 100 centri clinici inseriti nella nuova piattaforma tecnologica.
Conosciamo bene, però, la difficoltà di dialogo e di comunicazione attraverso i sistemi informativi per il nostro servizio sanitario nazionale, sostanzialmente costituito da 21 servizi sanitari regionali, che hanno sistemi informatici diversi tra loro.
Ad oggi, infatti, il Fascicolo sanitario elettronico, annunciato circa 20 anni fa, non è ancora operativo in tutte le regioni, cosi che un paziente è costretto ad esibire copie cartacee degli esami diagnostici e clinici eseguiti in altre strutture, talvolta addirittura nella stessa città.
Sicuramente sorgerà anche un problema normativo sul controllo e la gestione dei dati sensibili e ci auguriamo che non sia il solito sistema per cui subiamo le innovazioni tecnologiche anziché cavalcarle, grazie anche a norme intelligenti e pensate in base ad una strategia anziché rincorrendo l’esigenza momentanea.
La blockchain potrebbe essere la soluzione ai problemi fin qui registrati. Occorre, però, una volontà condivisa di percorrere questa nuova via, affinché non si traduca in una delle tante promesse/occasioni mancate nei confronti dei cittadini.
Il ministero dello Sviluppo Economico ha sottoscritto l’adesione dell’Italia alla “Blockchain partnership” europea, mettendo anche dei fondi a disposizione. Avremo modo di capire presto, pertanto, se questa volta ci sarà davvero la volontà di una condivisione trasversale del progetto o sarà l’ennesima beffa.
A cura di: Studio Spinapolice & Partners