Iniziata quasi in sordina con l’obbligo della fatturazione elettronica, la rivoluzione fiscale tutta italiana prosegue con scontrini e ricevute elettroniche.
Dal prossimo luglio, infatti, i negozi e gli esercenti con volume d’affari superiore a 400mila euro dovranno emettere ogni documento inerente i corrispettivi nel formato elettronico. In pratica, giornalmente i dati dei corrispettivi verranno memorizzati e poi inviati online all’Agenzia delle Entrate.
Dal 1° gennaio 2020 l’obbligo subentrerà anche per tutti gli altri operatori di commercio al minuto e attività assimilate (in base all’art. 22 del Dpr 633/1972, che è il decreto IVA), sebbene con modalità graduali –a mezzo appositi decreti ministeriali- secondo il tipo di attività esercitata e il livello di connettività della zona in cui si opera.
Qualora all’atto dell’acquisto il cliente non chieda espressamente l’emissione di una fattura (ovviamente elettronica), dovrà ricevere comunque un documento commerciale, valido anche per l’esercizio dei diritti di garanzia del prodotto. Sempre su richiesta del cliente, sarà possibile inserire il codice fiscale o la partita iva dell’acquirente. In tal modo, il documento avrà anche valenza fiscale e potrà essere portato in deduzione, se previsto, all’atto della dichiarazione dei redditi. L’Agenzia delle Entrate, infatti, sarà automaticamente in possesso dei dati non solo del venditore, ma anche dell’acquirente.
Il nuovo scontrino digitale verrà emesso da speciali registratori di cassa, idonei ad inviare i dati inseriti all’Agenzia delle Entrate, dei quali si dovranno dotare gli esercenti a proprie spese, salvo un’agevolazione, sotto forma di credito di imposta, pari al 50% della spesa sostenuta a tale scopo, per un massimo di 250 euro, in caso di acquisto, e di 50 euro, in caso di adattamento di ogni misuratore fiscale. Il credito di imposta così risultante potrà essere utilizzato in compensazione, tramite modello F24, dalla prima liquidazione periodica IVA successiva al mese cui fa riferimento la fattura di acquisto o adattamento del registratore di cassa.
Resta il problema della , indispensabile per la trasmissione giornaliera dei dati. Oltre le difficoltà di connessione, ancora presenti in molte zone d’Italia, il costo della linea telefonica o della SIM dati necessaria sarà a totale carico del commerciante/artigiano.
Non è ancora definitivamente divulgata la lista degli esenzioni, che sembrerebbe però riguardare tutte le categorie già esonerate nel Dpr 696 del 1996: tabaccai, tassisti, NCC, benzinai, produttori agricoli, notai, piccoli artigiani come arrotini, sarte, calzolai, ecc. e tutti coloro che svolgono il loro lavoro presso i clienti, come imbianchini, muratori, idraulici, venditori ambulanti di bibite e affini.
Questo passaggio dallo scontrino/ricevuta cartaceo a quello elettronico, dopo l’avvio della fattura elettronica, è volto a completare il processo di certificazione fiscale ed è uno degli interventi digitali “anti-evasione” previsti nell’articolo 9 della delega fiscale e nel nuovo decreto fiscale 2019, collegato alla legge di bilancio. L’obiettivo è semplificare (davvero?) e armonizzare i processi di certificazione dei corrispettivi nonché controllare e contrastare l’evasione fiscale.
Molti i malumori e la preoccupazione tra le categorie interessate. “Nel nostro Paese si continua a colpire chi, nonostante il momento economico sfavorevole e le tante difficoltà del sistema, non si arrende ancora e con la sua attività produce reddito (sempre meno) e quindi gettito fiscale (sempre di più) nonché posti di lavoro. Non hanno capito che se incrociamo le braccia noi l’Italia crolla?” così si sfoga un piccolo commerciante di una località in provincia di Viterbo quando gli faccio la domanda sull’argomento “scontrino fiscale”. E un carrozziere nella periferia romana mi dice: “Sono stanco di inseguire i continui cambiamenti delle regole, sempre più confuse e macchinose. Fanno bene tanti miei colleghi che lavorano in nero, se li beccano una volta, hanno comunque risparmiato rispetto a quello che spendo io fra tasse e commercialista che, ormai, devo sentire tutti i giorni per aiutarmi. Io faccio il carrozziere perché mi piace e perché non avevo voglia di proseguire gli studi. Non capisco niente di contabilità e mastico poco di computer…”. Un ristoratore di una località in provincia di Roma mi dice: “Sto pensando seriamente di andarmene e aprire un ristorante a New York. Il nostro è un lavoro bellissimo, ma anche molto faticoso, che impegna quasi tutto l’arco della giornata e fino a notte. Sono stanco di combattere tutti i giorni con commercialisti, tecnici informatici e simili per cercare di osservare regole sempre più assurde e sempre a spese nostre!”. Non so cosa rispondere, annuisco in silenzio e ci rifletto su…
Sarà l’ennesimo ostacolo al lavoro di piccole imprese, commercianti ed artigiani? Il dubbio c’è.
Una cosa, però, è certa: chi evadeva non rilasciando scontrini, ricevute fiscali e/o fatture potrà tranquillamente continuare a farlo, mentre coloro che cercano, con grande fatica, di portare avanti una piccola azienda, nel rispetto delle regole, dovranno affrontare una difficoltà in più (molti piccoli esercenti non sono pronti a livello tecnologico, ad esempio) e, tanto per cambiare, a proprie spese.
E pensare che questa serie di provvedimenti di controllo fiscale viene propagandata, anche da molti quotidiani, solo come positiva (magari, aspetti positivi ci sono anche, non dico di no), ma nessuno prova ad ascoltare le tante persone che, ancora una volta, si sentono colpite e sono stanche, molto stanche di lavorare in un sistema che sentono nemico, ma nonostante tutto ancora vanno avanti. Si, ma per quanto?
A cura di: Studio Spinapolice & Partners